Quel signore che attraversa piazza Indipendenza e che regge tra le mani il capo che gli hanno appena mozzato, è un Martire della Fede. Il signore è vestito in modo dimesso, non ha giacca, e la camicia è sporca di sangue. Questa testa che tiene tra le mani lo imbarazza, non avrebbe mai immaginato che fosse così ingombrante e pesante. Se si riuscisse, e molti ci si provano, a dare un'occhiata all'espressione di quella testa tagliata, si scoprirebbero i segni di una viva perplessità. In realtà il signore, che verosimilmente sta dirigendosi alla fermata del Trentasei barrato, è estremamente confuso, non tanto per il trauma della decapitazione, quanto perché non gli sembra che gli spetti il titolo di Martire della Fede.
Nella sua infanzia prevaleva una religione, nella quale era stato allevato, che credeva in un Dio, in altri minori dèi specializzati, e in esseri invisibili, buoni e cattivi. C'erano dei peccati: niente uccidere, non insultare i gatti, non frodare gli orfani, non attaccare i francobolli capovolti, non fare oscillare la mano destra, niente cannibalismo. Era una religione vecchia, che aveva conosciuto giorni migliori, ma che col tempo era diventata tollerante. Tutto era perdonabile. Il Martire era cresciuto in quella religione distrattamente, pensando ad altro, e quando erano emersi dai cunicoli gli Altri, ne aveva provato un limitato disagio. Ma per gli Altri era fondamentale precisare che Dio era giallo, che gli dèi minori erano ermafroditi, che le creature erano invisibili solo ai malvagi, ai predestinati alla condanna. Poi, peccati, diciamo, stravaganti: non accarezzare i cani, non batter moneta falsa, non mentire su nulla eccetto il sesso, sul quale mentire era obbligatorio. Si era forse occupato di sesso? No, davvero. Aveva accarezzato cani? In quel momento, il signore che era giunto alla fermata dell'autobus si accorse che sapeva di essere un Martire della Fede, ma non era certo di quale fede; infatti, da che erano stati cacciati nei cunicoli, anche i vecchi fedeli avevano peggiorato carattere. Per un istante restò in dubbio: poi capì che la sua incertezza era il suo prestigio, la tua tiepidezza la sua forza; stava iniziando una nuova carriera quando, nel momento in cui saliva sull'autobus, la sua testa tagliata gli sfuggì di mano.
[romanzo numero tredici - CENTURIA Cento piccoli romanzi fiume - Giorgio Manganelli - Adelphi]
4 commenti:
NOTA A MARGINE
dire che sono estasiata e dire poco. l'avevo letto quest'estate ma mi accorgo che me lo sto rigodendo dal primo all'ultimo. Si tratta di 100 (in realtà poi nella mia versione ci sono anche le nuove centurie dove ce ne sono una ventina in più se non ricordo male) romanzi fiume che, come potete vedere da quello che ho postato, non sono più lunghi di due pagine.
un CA-PO-LA-VO-RO
io ciò buon gusto, lo sapete.
comprate comprate comprate
questa è la storia e la meraviglia della letteratura italiana
BEISSIMO!!!
(grande estasi insaid)
friend thanks for consideration for my work I wish you success.
notevole, indeed!
Prendo nota (grazie!)
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