30/06/09

Essere profondamente donna dentro.

Io da ragazza fino a ieri praticamente avevo i capelli lisci che sembravano tirati col filo a piombo. Grossi e tanti tantissimi che uno si riempiva le mani dei miei capelli tirati col filo a piombo. Scuri di un bel castano scuro naturale e grossi e tantissimi e tirati col filo a piombo ed io pagavo fior di quattrini per averli ricci ma erano talmente grossi e tantissimi che il riccio non durava neanche due giorni.

Io non so com’è ma dopo l’ultimo taglio a spazzola lo scorso novembre adesso i capelli mi crescono mossi, con un movimento strano che non è neanche brutto eh però son mossi e non son ricci e non son dritti. Son mossi e sempre tantissimi e grossi che uno si riempierebbe le mani dei miei capelli mossi ad avercelo uno che ci mette le mani se le riempirebbe dei miei capelli. Che stan crescendo chiari. Ma chiari di un biondastro castanastro che io mi son sempre vista tanto bene coi capelli scuri ed adesso crescono chiari e mossi. Ed io li vorrei lisci adesso.

29/06/09

45 x 80

Che io venerdì ero a Modena ve l’ho detto. E potevo fermarmi a dormire lì dice uno e invece no perché avevo le cose da fare importanti tipo fare la filippina sabato mattina che se non mi faccio la filippina da sola non ho nessuno che filippica per me. E però sabato sera ero di nuovo da quelle parti che ormai c’ho la macchina che va in automatico. Che io, sabato sera ero a Reggio Emilia che dovevo conoscere due proprio belli. Due proprio belli col sorriso fico che sono Bishop e la Ra' che loro aspettano la Viola che l’han proprio voluta ed è bello quando nasce un bambino che proprio l’han voluto tanto quei due che son giovani e c’hanno voglia di Viola. Poi assieme a Bishop e Ra' io ho conosciuto due belle donne ed una di quelle belle donne, la Claudia, aveva la canzone Self Control di Raf appalla. Ve lo ricordate Self Control di Raf? Io si perché io ero ragazza quando c’era Raf tutto vestito di bianco che cantava Self Control. E così quando son ripartita c’avevo questa cosa degli anni 80 in testa e mi son fermata in un pavesino ed ho comprato una compilation di 45 canzoni. E poi uno si domanda perché io non mi ricordo niente di quello che la gente mi dice tipo che mi dicono il compleanno e me lo dimentico. Un titolo di un libro e me lo dimentico. Il nome di un cliente e me lo dimentico. L’importo di un preventivo e me lo dimentico. Io se non mi scrivo le cose io dimentico tutto. Ed allora io sabato notte rientrando a Padova da Reggio Emilia dopo aver conosciuto la Ra' con la Viola e Bishop e Claudia e Silvia, ho messo su la compilation di 45 canzoni comprata nel pavesino ed ho capito perché se non mi scrivo le cose io le dimentico tutte. Perché c’ho il cervello impegnato. Che io, quelle 45 canzoni le ricordavo a memoria tutte. TUTTE!!!! E tornando a casa da Reggio Emilia in direzione Padova ho cantato parecchio. 45 canzoni anni 80 ho cantato.

Mercole Meridianozero Machebeo! (un post con tre emme)

Mercoledì sera Elena m’aveva impegnato per una cena organizzata dalla maitica Meridiano Zero. Favolosa casa editrice padovana specializzata in letteratura noir ma con una copiosa et variegata collana di Romanzi. (che io, per me, avrei anche dei gran titoli da consigliarvi).

Io non è che se la Elena non mi obbligava io ci andavo perché mi conoscete, io non sono mondana, non sono social, io son vivaiola e questo è noto ma son vivaiola nel mio privato, questa cosa di andare in un posto dove non conosco nessuno che magari è pieno di lettori e scrittori ed editori snobboni a me si gela il sangue nelle vene e divento mutanghera (ed anche un po’ rompicoglioni).

Ma mai coquì nefasta profezia fu colì smentita. Per dire.

Il punto saliente e serio di tutta la vicenda è che Elena è una donna estremamente divertente. E’ intelligente e piacevole. Una persona semplice, con cui è facile entrare in sintonia. E quando ti succede di incontrare una donna così che io le donne le amo, le amo veramente, ti reputi proprio fortunata e la serata di suo già parte benissimo.

Poi, per dirla invece così, vino al vino e spritz all’aperol, c’era una gran bella cosa che accomunava tutti questi sconosciuti: che è l’amore per i libri e per la scrittura. Ed anche questo a ben pensarci è un ottimo inizio.

Tant’è che la cena poi è finita all’una di notte e solo perché c’han un po’ sbattuto fuori dal locale che se era per me ero ancora lì ad ascoltare queste belle persone che ti raccontano di chi sono, di quel che gli piace, che ti suggeriscono di comprare titoli o di starne ben lontana, che sono modesti e semplici e se han scritto dei libri sei tu che gli devi chiedere il titolo perché loro non si promuovono neanche un po’.

Eravamo in tanti io non so quanti ma parecchi ed era tutto un girar per tavoli, così a conoscersi e ad ascoltare delle passioni e degli amori altrui e lo so che adesso siete lì a pensare “vai coi violini laggiù” però è vero che eravamo tutti sorridenti. E non è mica una cosa da poco quando non ti conosci ma poi capisci che ti riconosci.

Comunque queste serate avranno delle repliche ed Elena ed io non mancheremo di avvisare, così anche voi, potrete conoscere tanta bella gente tra cui Matteo, il responsabile ufficio stampa, le bellissime redattrici Silvia e Valentina ma soprattutto il grande Marco Vicentini, il deus ex machina, un uomo una polemica litigiosa con la Sid (mi adora! Che posso farci?!?)

Detto questo, io vi consiglio caldamente:

Memorie di un nano gnostico. David Madsen (genio!!! se non comprate questo libro vi tolgo il saluto, mi costringete a farlo e lo faccio)
Confessioni di un cuoco eretico. Sempre lui. Sempre David Madsen quello genio.
Più o meno alle tre. (Andrej Longo) (adoro!)

27/06/09

Una vita esagerata

Io ieri sera alle nove ero qui. A sentire lui.

(una sola cosa giuro poi non dico più niente sennò vien fuori che sono fuori e tutti mi prendono pecculo e non mi pare il caso, però una cosa la devo dire e la dico)

Paolo Nori ieri sera ha fatto un discorso sulla fantascienza di circa mezz’ora. Cui sono seguiti 10 minuti di applausi. Continui e stra-meritati. E’ riuscito con la semplicità di un bua bua a farci passare dal riso alla commozione e poi di nuovo al riso. Parecchio. L’intelligenza e la bravura di quell’uomo sono imbarazzanti. 10 minuti di applausi. Continui. Sapevatelo.

Paolo Nori

E poi ieri notte a mezzanotte sono arrivata qui. Che c’era lui con i suoi amici. Che son matti come lui perché, come è noto: chi si somiglia si piglia. Con questo non voglio dire che io gli somiglio. Io sono andata lì per donare quel tocco di classe ed elegansa che come è noto io posseggo e dono copiosamente.

26/06/09

l'evento più styloso dell'anno:
Una Motosega per Brandon Sclero (!!!)

tutti in piazza l’11 luglio alle 21.00 a Gazzo Padovano (e non fate battute volgari che vi vengono le rughe) per l'incommensurabile e stylosissimo evento veneto dell'anno, ovvero:

Una Motosega per Brandon Sclero
con gli immensi et innumerevoli “ta ta ta taaaaaa”
(ti tu ti tu ti ta ta ta taaaaa):
Mauro Gasparini e Guido Catalano

ora, ci vado cascasse il mondo ci vado ma voglio, esigo, pretendo che veniate anche tutti quanti voi siete anche se venite da più lontano che ci si organizza con i sacchi a pelo e la gara a chi regge più spritz. Che poi se siamo in tanti secondo me possiamo fare gruppo d’opinione e quindi richiedere quanti bis vogliamo a tutti e due e loro non possono non farli perché saremo in tanti e faremo gruppo d’opinione. Anche se poi son stanchi e hanno fame, cavoli loro! Siam gruppo d’opinione mica colpa mia scusa eh...

Allora io i nomi degli abitanti in Veneto ce li conosco e ci conosco anche un po’ di nomi degli abitanti dell’Emilia Romagna e ci conosco anche un po’ dei nomi degli abitanti della Lombardia e non fate che li scrivo qui per sbugiardarvi. Poi, se volete venire anche dalla Liguria o dal Piemonte o dalla Toscana o dal Lazio o dalla Campania mi fate solo che un gran regalo che la settimana dopo io compio 40 anni e sono in Sicilia ed allora potremmo organizzare un Motosega – Brandon Sclero – Sid Compleanno – Blog Raduno che è anche facile da pronunciare è chic e non impegna.

Per chi non li conoscesse potrei dire che ascoltare
Mauro Gasparini e Guido Catalano si ride di molto, ci si commuove di molto, toglie il medico di torno, non rosica, accresce spiritualmente e mentalmente, si diventa dei gran fighi, si ringiovanisce 5 anni, i pneumatici durano più a lungo, il sesso è più gioioso, fortifica e tonifica, galvanizza l’ugola, spariscono le ragnatele dal garage, il gatto non vomita le palle di pelo, si diventa più intelligenti, si cucca alla stragrande, il bicchiere è mezzo pieno. E’ così credetemi che io l’ho provato.

E poi, chi non viene è un Gino di Pongo* e sta sicuramente molto zigudo!**

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*GdP è un copyright GC 2009
**Zigudo è un copyright SID 1990

25/06/09

Livello di penosità raggiunto

L'altro ieri a pranzo ero con mia sorella. È stato bellissimo. Non mi era mai capitato di stare così con lei ed è stato bellissimo. Ma non è di questo che voglio parlare anche se di questo che è successo con mia sorella sono felicissima.

L'altro ieri a pranzo ero con mia sorella e le dicevo che stavo ancora tanto male per il mio ex. Che io cerco di tirarmi su e di vivere e di pensare ad altro e faccio la cretina nel blog e dico che mi innamoro di tutti gli uomini ma non è vero che io al mio ex ci penso sempre ci penso tutti i giorni e sto ancora tanto male e comunque è normale, sono passati solo sei mesi penso che sia normale. E le dicevo che era un mese che non lo sentivo e che però stavo cercando di uscirne un po’ alla volta. Erano le due e mezza ed io dovevo essere al lavoro alle tre ed il posto dove ero era a due minuti dal lavoro e insomma stavo parlando con mia sorella e suona il cellulare ed è lui.

Era davanti al mio ufficio che voleva ridarmi delle cose che avevo lasciato a casa sua e così lui era davanti all’ufficio e mi chiedeva quando arrivavo ed io gli ho detto: sono a due minuti da lì parto subito, tutta concitata gli ho detto, arrivo in due minuti. Credo che mi tremasse la mano mentre reggevo il cellulare. Di sicuro mi tremava la voce.

Ho messo giù e doveva proprio vedersi che era lui perché mia sorella mi dice era lui! ed io si e lei, tu adesso non corri. Adesso tu stai qui fino alle tre meno cinque ed alle tre meno cinque parti. Allora io mi sono svegliata e le ho detto hai ragione. Sto qui fino alle tre meno cinque. E l’ho fatto.

24/06/09

Oooh la tettina!

Sabato sera ci siam visti a Padova con gli splendidi lauro muniti per una semplice quanto conviviale seratona pizza birra gara di rutti.

Allora però io alle 19.30 avevo un impegno mondano al dehor del Caffè Pedrocchi dove per la presentazione di un auto della grandezza e costo vergognosi era stata organizzata una serata giapponese dove gli spritz costavano 7 euro l’uno. A Padova se ti chiedono 3 euro per uno spritz sei autorizzato a sputargli dietro. 14 euri per due spritz è una cosa che io e la mia amica li abbiam guardati e gli abbiamo chiesto se dovevamo pagarla noi con i nostri drink la macchina in esposizione.

Comunque a parte questa cosa tremenda che a me al Pedrocchi non mi vedono più neanche dipinta c’era la serata giapponese con i tamburi ed il lanciatore di frecce con la tetta di fuori. Quelli coi tamburi gli avrei spaccato la faccia. Io mi immagino che l’antica arte giapponese di battere il tamburo sia una roba che ha a che fare con la tradizione e con l’essere molto giapponese dentro e serioso e concentrato e invece quelli facevano i saltelli aggraziati e ridacchiavano e facevano le smorfiette che io guardavo la mia amica e dicevo: ma che ci stanno a prendere pecculo?

Per non parlare del lanciatore di frecce, che io, un ottantenne con la tetta di fuori più grande della mia, sinceramente facevo volentieri a meno di vederla. Soprattutto se il bersaglio della freccia era a 50 centimetri esatti dalla freccia stessa. Soprattutto se la preparazione al tiro e l’estensione dell’arco duravano 10 minuti per poi scoccare la freccia a 50 centimetri da lui. Che la gente abbassava la testa per la paura, quando lanciava che se uno ha bisogno di mettere il bersaglio a mezzo metro tanta fiducia non è che te la ispiri, il tettina. E poi, mi domandavo, perché solo una tetta di fuori? Perché non tutte e due? Che solo una tetta sembra che gli è caduto il vestitino giapponese e non se n’è accorto come quando Patsy Kensit gli si era rotta la bretella al festival di Sanremo e tutti avevano gridato ooooh la tettina.

E comunque questa cosa che cominciava alle 19.30 finiva più o meno alle 20.30 ed io ho detto agli splendidi ho il tavolo prenotato per due, chiamo e faccio aggiungere altri tre posti? E loro non ci hanno messo un secondo a dire… no no! Grazie eh Ben gentile ma ci vediamo direttamente lì quando è finito tutto.

Secondo me loro già sapevano.

23/06/09

Post a quattro mani

Questo è il post come l’avrei scritto io:
Sabato ho portato le gatte a fare le vaccinazioni ed il veterinario è stato bello come sempre ma soprattutto gentilissimo e si è coccolato la Livia e la Sofia per tutto il tempo. Nello studio c’era anche un serpente che il mio veterinario è un appassionato di serpenti oltre che un veterinario di serpenti e così io di solito avrei urlato ma ci tenevo tanto che pensasse che ero la donna della sua vita e così gli ho chiesto se potevo toccarlo che ero curiosa e lui gentilmente e sorridentemente ha aperto la teca e così io adesso so com'è la pelle di un serpente.

Questo è il post come m'ha suggerito di scriverlo lui:
Prima il dottore mi ha coccolato la micia poi io gli ho accarezzato il pitone.

AHAHAHAHAHAHAHAH!
comunque io pensavo che a quarant’anni io mettevo la testa a posto e incontravo solo gente con la testa a posto… tipo degli adulti, per intendersi

22/06/09

Je ne me capacite pas de comm j’à potut vivre 40 anns sens de lor!

Oui! S’è comme-cà. Che ultimament par che non poss far nient senz essr con le Mood ou le Splendid. Ma ora smetto di parlare francese che non vorrei mettere in imbarazzo tutti quelli che, poverini, non sono multilingue come me.

Che venerdì sera gli splendidi avevano organizzato un Rooster-raduno (e questa la capiamo in 3) a casa loro e la Fata e la Elena non sanno che si sono perse e comunque c’eravamo io, lei, lui e pure Matteo e anche Laura e poi Ale ed infine John e
John lo metto per ultimo che è quello che conosco da più tempo e quindi deve pagare pegno. E c’era parecchio giallo, qualche rosso, un pochino di verde e pure del blu, nero e grigio non ce n’era per niente ed anche questa la capiamo in 3.

Poi volevo dirvi che la
Laura toccando il tartarugone del Ric ha detto che Dio esisteva e che ora finalmente ne aveva le prove. E poi volevo dirvi anche che Matteo ha promesso di organizzare una gita in barca al più presto ma NON al lago di Garda che il lago di Garda a me non mi fa bene alla salute. E poi volevo dirvi che la Chiara cucina indiano che adesso apriamo un ristorantino, ci abbronziamo abbastanza, ci mettiamo il puntino rosso sulla fronte e non ce n’è più per nessuno. Poi volevo dirvi che Ale dobbiamo andarlo a sentire ad un suo prossimo concerto. Poi anche volevo dirvi che John ha preso un regalo per tutte e per i ragassi ma avrei da ridire che a me non mi ha preso il leoncino col mio nome ed invece a Ric e Lolli si (c’è dell’ingiustizia in questo mondo). E basta. Non ho dimenticato nessuno. Ho dimenticato qualcuno? No! Non mi pare. Ho detto tutti quelli che c’erano di importanti alla Rooster-raduno: la Chiara, la Laura e poi Ale, Lolli, John, Matteo e Ric (stavolta in squisito ordine femmine e maschi in ordine alfabetico). Altri non c’erano degni di nota da ricordarsi perciò non li ricordiamo.

No! Dai schersavo! Dai su che schersavo! Sennò quello si offende che è permaloso! C’era anche lo Splendido dai ovvio… dove volevate che lo mettevamo, la cena era a casa anche sua? Poraccio! Comunque lo
Splendido devo dirvelo è un super-faigo. (e così aviamo sistemato pure lui).

Poi volevo dire che io ho parlato poco. Non ho banfato come un aquilotto. No! In effetti tutti si saranno domandati se anch’io c’ero venerdì sera ed in effetti volevo tranquillizzarvi che c’ero anche se non mi avete sentita. Io c’ero.

Istruzioni per l’uso

Allo Splendido, per il suo compleanno, gli ho regalato una pompa. Mi dispiace. Non si può dire in nessun altro modo perché si chiama pompa, è una pompa e ormai gliel’ho regalata non ci posso fare niente, potevo pensarci prima lo so ma ormai la frittata è fatta. Per minimizzare lo shock potrei dire che era una pompa piccina, una pompetta. In ogni caso l’anno prossimo gli regalo un libro e così mi evito tutti i problemi.

La pompa che gli ho dato non è una pompa semplice, come quella che ho io e che fa solo una cosa, quella sua è una pompa con la duplice funzione di aspirare ed insufflare.

In pratica ha la capacità di togliere l’aria e anche di metterla, l’aria. Bisogna stare attenti a come la si usa altrimenti è un casino. Ma voi fidatevi di me che io vi spiego tutto per bene. Che ho studiato apposta. Allora togli l’aria nei vini fermi che, a contatto con l’aria, acetificano. In pratica te metti il tappo specifico per togliere l’aria. Attacchi la pompa. Pompi. Fino a che pare che non ti si stacchi il braccio da quanta fatica fai a pompare. Così togli l’aria. Tutta. Ora l’interno della bottiglia è tipo sottovuoto ed il vino ti dura, aperto, anche per dei giorni.

l’altro uso è invece quello per mettere l’aria e si usa per le bollicine. Perché se te apri una bollicina e non la finisci poi anche se chiudi bene col tappo l’aria un po’ esce. (nel vino fermo l’aria entra e non va bene, nelle bollicine l’aria esce e non va bene. Insomma… non va mai bene niente a questo mondo qui. Che schifo!) e se l’aria delle bollicine esce poi le bollicine spariscono ed il vino svampisce. Allora tu metti il tappo specifico per mettere l’aria. Attacchi la pompa. Pompi. Fino a che pare che non ti si stacchi il braccio da quanta fatica fai a pompare. Così metti l’aria. Tutta. Ora l’interno della bottiglia è tipo saturato e le bollicine ti durano, aperte, anche per dei giorni.

Epperò bisogna stare attenti a usare il tappo giusto perché se tu metti aria in un vino fermo poi ti cucchi l’aceto di vino. Se invece cerchi di togliere l’aria dalle bollicine puoi stare lì a pompare per due giorni che l’unica cosa che ottieni è l’attacco di cuore per lo sforzo.

20/06/09

Scuola elementare di scrittura emiliana

C’è quest’amarezza di fondo in tutti i romanzi (che ho letto io) di Paolo Nori. C’è questo dolore sordo che è espresso senza vergogna e senza esagerazioni. In modo talmente leggero che ti ritrovi perfino a sorridere su certi episodi, forse perché a volte, la disperazione passa ad un livello tale per cui non puoi fare a meno tu stesso di ridere di te. Ecco è questa cosa che mi piace più di tutto nei suoi romanzi, il suo non avere paura di scoprirsi, non avere paura di parlare di se, di ammettere una debolezza, una sofferenza, una paura ed in questo modo esorcizzarla forse ma soprattutto mettersi al livello del suo lettore che trova umanità e rispetto in quello che legge. Le storie di Paolo Nori sono storie semplici. E’ la vita che vive. Sono le emozioni che prova. E in un mondo di vincenti, di gente che sta sempre bene che gli va tutto bene che non soffre mai, in un mondo dove se ti mostri debole ti senti sciocco, dove costantemente cerchi di proteggerti dal dolore che potranno cagionarti le tue stesse parole, da quanto potrai pentirti di esserti aperto, ecco, in uno stile di vita come questo, leggere un uomo che non ha paura di dire che è caduto e che sta provando a rialzarsi, è una cosa che stupisce. Io la trovo ammirevole. Ecco, Paolo Nori è una persona colta e intelligente e piacevole e scrive, veramente, in un modo fantastico ed io adoro leggerlo o ascoltarlo, ma, se devo essere sincera, quello che mi colpisce, la ragione per cui amo profondamente il suo lavoro è il coraggio che ha di mostrarsi anche debole.

Bassotuba non c’è. Feltrinelli. Universale economica.
Siam poi gente delicata. Laterza. Contromano.
Grandi ustionati. Einaudi. Stile Libero.

19/06/09

Come dire: tiè! Gnè gnè gnè! Così impari! Suca!

Devo dire che c’è del buono in questa sventurata storia con l’ammeregano. Che in un anno che siamo stati insieme, lui non ha imparato una parola di italiano, io adesso so l’inglese come una madrelingua. Questa cosa, negli anni, mi ha portato svariati vantaggi a livello lavorativo e personale. E quando son all’estero son tipo un pisiello nel baciello. (Tiè!)

amarcord /5
la padrona del vapore

Quando giocavamo a Monopoli avevo deciso la regola che anche se uno ipoteca i suoi territori piglia i soldi del passaggio lo stesso. Poi siccome mio fratello ha detto che non era così ho strappato le istruzioni.

amarcord /4
timor panico

Da veri vigliacchi non avevamo avuto il coraggio di dire alla mamma che la marmellata di arance amare ci faceva veramente propriamente schifo. Così tutti i pomeriggi cascasse il mondo mia madre ci propinava sto allucinante panino amaro. Noi ringraziavamo. Prendevamo il panino, andavamo sul retro della casa e lo lanciavamo nel giardino dei vicini urlando “Angie panino ‘e merdaaaa” (non so chi fosse Angie… forse un cartone animato. Proprio non so. Ho rimosso)

18/06/09

Eppure io vorrei solo vederti

Una delle più grandi delusioni sentimentali della mia vita ce l’ho avuta a 22 anni. Son stata con lui per un anno e lo amavo alla follia. Anche lui mi amava, aveva per me attenzioni continue, era bellissimo, attento e sensibile, mai presuntuoso, molto divertente e piacevole. Mi guardava… oddio mi guardava in un modo che non ho più ritrovato in nessuno. Amore. Puro. Completo. Aveva un modo di guardarmi che ancora me lo sogno di notte.

Negli ultimi mesi per problemi economici si era trasferito a casa dei miei, che lo adoravano. Poi non ce la faceva più a vivere in quella maniera. Una laurea in economia e commercio per trovarsi a sbarcare il lunario a Padova non aveva senso e così se n’è tornato a casa sua, a Boston. Nel suo viaggio di ritorno negli Stati Uniti ero con lui. E l’uomo che conobbi in quei giorni americani mi fu completamente sconosciuto. Finché vivevamo in Italia prendeva come un affronto personale ogni volta che per qualsiasi ragione plausibile (tipo che i miei erano nell’altra stanza) io non volessi fare l’amore con lui. Nei giorni che ho vissuto in America non solo non mi si è neanche mai avvicinato ma pareva che ogni cosa che dicessi o facessi fosse sbagliata, stupida. Dovevo fermarmi tre mesi ma dopo 15 giorni chiamai la compagnia aerea chiedendo, riuscendoci, di anticipare il volo quanto prima. Lui non c’era mai ed io passavo le mie giornate, da sola, in casa ad attenderlo. Sentendomi poi rifiutata come donna e come persona. Dopo due settimane di disperazione sapere di avere l’aereo prenotato per il giorno successivo fu l’unico momento di gioia di quei giorni.

Quando fu il momento di partire ero nel vialetto di casa sua e stavo andando verso la macchina, camminavo frettolosa e lui era dietro di me con la valigia. Da dietro mi prese la mano e mi voltò a se. Ricordo che l’ho guardato triste chiedendogli per favore di sbrigarsi che non volevo perdere l’autobus per l’aeroporto. E come se fosse ieri, ricordo lui, il suo viso, le sue parole, con le lacrime agli occhi mi chiese se volevo sposarlo. Se avessi voluto tornare, a dicembre, per diventare sua moglie.
Io gli domandai se fosse sicuro. Se era veramente me che voleva dopo il modo orribile in cui eravamo stati. E per tutta risposta lui me lo richiese, di sposarlo. Ed io gli dissi di si.

Gli lasciai poi tutto il mio denaro. Avevo un sacco di contanti. Avrebbero dovuto servire per tre mesi perciò non aveva senso portarli indietro quando poteva usarli lui per sistemarsi ed a noi per cominciare.

Poi mi accompagnò all’autobus. Salii. E cominciai a piangere. Lui prese l’auto e cominciò a seguirmi. Ed ad ogni fermata era davanti alla porta, che mi guardava e mi diceva che ci saremmo rivisti a dicembre, dopo 3 mesi, che mi amava. Che mi amava, che mi amava.

Io poi ho preso un aereo di sei ore fino a Londra. Li ho aspettato di prendere quello per Milano e poi sono arrivata a Milano alle 9 si sera e lì ho atteso fino a mezzanotte un treno che mi portasse a Padova ed era un regionale e ci son volute 4 ore per tornare a casa. e poi lì ho preso un taxi e sono arrivata a casa e mia madre si è svegliata ed io le ho detto che partivo, che a dicembre io andavo per vivere con lui. E tutte quelle ore e tutta quella strada io l’ho fatta piangendo perché mi struggevo per lui, perché lo amavo, perché mi mancava, perché avrei dovuto aspettare tre mesi per rivederlo, perché ero pentita di essere partita perché tutto.

Io poi, per due mesi gli ho scritto una lettera al giorno.
Lui, beh lui non si è fatto più sentire.

L’ho chiamato io chiedendogli che stava succedendo. La sua risposta fu: siamo troppo diversi, io sono americano, tu sei italiana. Questa fu la risposta. Questa fu la motivazione. Poi, se c’è qualcuno che è in grado di spiegarmela perché son passati 18 anni ed io ancora non l’ho capita.

Periodicamente l’ho cercato su internet così, per rivederlo, per scoprire se era cambiato, se aveva una famiglia, se era felice. Per dieci anni l’ho cercato. E l’altro giorno l’ho trovato, su facebook. Gli ho chiesto l’amicizia. Non mi ha risposto. Eppure, oggi, io vorrei solo vedere come si è ridotto. Perché io sono meglio di allora e mi farebbe tanto piacere scoprire che lui invece è diventato anche esternamente il mostro che era.

Home is where a cat is

Son nata gattara morirò gattara. Io mi vedo. Sola vecchia brutta e cattiva attorniata da decine di gatti in un appartamento minuscolo e puzzolente. Son nata gattara non è colpa mia. Così quando alla festa degli splendidi vedo queste due decido di salvarle da morte certa perché gli splendidi abitano a Vicenza e lo sappiamo tutti cosa fanno ai gatti a Vicenza vero? Non potevo lasciarle al terribile destino di finire il salmì. Che i proverbi son la saggezza del popolo e non leggende metropolitane sennò si chiamavan leggende metropolitane altroché proverbi.

Comunque le ho portate a casa sabato, la Livia e la Sofia e son state per conto loro tutta notte. Son rimaste chiuse nella cestina a dormire nei panni vecchi dove sentivano l’odore di casa. anche la domenica le ho viste poco o niente. Però domenica notte han provato a venire sul letto. Ci son state pochi minuti ma ce l’hanno fatta. Poi lunedì notte han proprio dormito con me. Infine ieri notte mi hanno dormito in testa, tra i capelli. Questa mattina m’han svegliato con le fusa. Se guardo la TV sono sedute a fianco a me. La cacca l’han sempre fatta nella sabbietta. Sono bravissime.

Ora, la casa sembra che ci son passati i tartari perché non puoi lasciare niente in giro che queste son diventate due teppe. È tutto un correre saltare fusare essere fantastiche e pelosotte. Io le amo. Spero che non abbiano le pulci sennò mi sa che mi devo far spidocchiare pure io.

17/06/09

Dieci (Andrej Longo)

Dieci sono dieci storie napoletane. Dieci sono anche i comandamenti che sono il filo conduttore di ogni racconto. Ora faccio fatica a spiegare cosa ho provato leggendoli. Strappano la pelle dal viso. Sono pugni nello stomaco. Ho pianto tutte le mie lacrime. Ed ogni tanto mentre gli occhi mi scorrevano sulle parole non potevo fare a meno di dire ommioddio e di coprirmi la bocca con la mano. Dieci sono dieci racconti terribili. Dieci è un libro terribile. Di una bellezza e forza sconvolgente. L’ha scritto Andrej Longo.

amarcord /4
non avrai altro dio...

Alcuni parenti ci regalano due orribili appendiabiti di panno. Uno con l’immagine di una fata e l’altro con Aladino. Mia mamma prontamente butta quella roba orribile in garage. Noi prendiamo l’Aladino e lo attacchiamo al filo della biancheria che così vestito col turbante e tutto a noi ci sembra Budda. Ed io che sono la maggiore intimo, a mio fratello, se vuoi salva la vita prega sul Buddino!

amarcord /3

Ho 10 anni e due tonsille che urlano vendetta. Mia mamma mi porta in ospedale da un amico per farmi dare un occhiata e non sapendo dove lasciare mio fratello lo porta con noi. Il dottore mi visita e dice…si infiammata ma niente di che, dalle questo e questo e vedrai che le passa. Poi dice, fammi vedere anche il piccolo già che son qui. L’han ricoverato d’urgenza per operarlo alle adenoidi.

16/06/09

Being tenera pastorella insaid

Ora, chi viene qui deve sapere che io sono una timidona. Tipo quando ho davanti i miei idoli io divento timidissima. Perché qui nel mio blog (che se permettete è anche casa mia e vorrei ben vedere se non faccio un po’ quel che mi pare) faccio la sborona che dico che amo Nori e Cornia e Pignagnoli e gli accalappi ma poi io dal vivo mica ci dico niente a loro. Io dal vivo mi basta di ascoltarli e guardarli da lontano. È già tanto se ho il coraggio di chiedere l’autografo (infatti a Nori al Litcamp mica ce l’ho chiesto l’autografo. Ero timida porcamiseria). E così anche venerdì scorso avevo Ugo Cornia tutto per me che potevo domandargli quello che volevo e non mi veniva in mente niente. Io ero lì che pensavo devo alzarmi ed andarmene e lui che mi parlava gentile ed io che continuavo a pensare devo alzarmi ed andarmene prima che sia troppo tardi. Poi è diventato troppo tardi e, secondo me, se Ugo Cornia mi vede ad un altro reading, secondo me, si tocca i maroni e fa finta di non conoscermi. Comunque è bravissimo. A parte che ha una voce strana tutta piena di accenti che è particolare e divertente già di suo eppoi è proprio bravo nell’interpretazione. Questi autori, signore mie, sono una goduria. Io, fossi in voi, verrei con me ai prossimi reading. Io poi vi aspetto fuori quando son finiti mentre voi parlate spigliate e divertenti con gli autori stessi, che io ho già visto che non son buona.

Io abito in una via chiusa

Ci sono 5 condomini nella mia via. Ogni condominio ha il garage. Uno per ogni appartamento. Poi ci sono tre parcheggi molto grandi all’inizio ed alla fine della via e poi c’è la strada larga per cui molti parcheggiano lì.
Questa mattina sono andata alla mia macchina che era parcheggiata a fianco dell’UNICO parcheggio handicappati che c’è in tutta la strada. Parcheggio occupato da un SUV.
Io non ci avevo fatto neanche più di tanto caso perché ormai quel parcheggio lo usano sempre tutti senza rispetto proprio di niente. Lo usano nonostante lo spazio a fianco sia libero. E’ il più comodo, il più spazioso. La gente parcheggia lì. Se gli dici qualcosa ti rispondono tanto non abitano handicappati in questa via. Si! questa è la risposta che ti danno.
Solo che questa mattina proprio mentre io andavo alla macchina anche il proprietario del SUV andava alla macchina. E camminava benissimo. Il proprietario del SUV. Ed allora non ho potuto fare a meno, non ce l’ho proprio fatta e gli ho chiesto se lui aveva il permesso di parcheggiare lì.
Per tutta risposta non ci ha messo un secondo per aggredirmi verbalmente.
Ha cominciato ad urlare come un pazzo. Stiamo parlando di un uomo sulla quarantina. Un uomo giovane e di bell’aspetto. Alto. Ben piazzato. Un omone. Quell’omone si è messo a chiedermi che cazzo volevo. Urlando.
Io ho cercato di rimanere il più calma possibile. Non volevo alzare la voce. Non volevo mettermi al suo livello. E faccio fatica in questi frangenti ma sono abbastanza contenta di me. non ho avuto crisi isteriche, non ho esagerato. Non ho offeso. Con tutta la calma che potevo gli ho detto che non volevo niente. Solo fargli sapere che quel gesto. Quello di parcheggiare nel posto handicappati quando c’è tutto lo spazio disponibile attorno è un gesto incivile.
Questo allora ha cominciato a chiedermi chi cazzo ero e chi cazzo mi credevo.
Io gli ho detto, guardi, io mi chiamo così e così ed abito in quel palazzo lì vede? Al secondo piano. Io le ho detto come mi chiamo, me lo dice anche lei adesso? A quel punto lui ha detto testualmente: vaffanculo vai a lavorare va. non so, come se io, per il semplice fatto di avergli fatto notare il suo gesto diventassi automaticamente una che non ha niente da fare… Credo intendesse questo non saprei dire.
Poi siccome questa risposta non m’era piaciuta troppo gli ho detto che la prossima volta che vedevo la sua macchina parcheggiata lì avrei chiamato i vigili.
Lui mi ha risposto: meglio, sono miei colleghi così ti fanno il culo a te.
Ed allora io gli ho detto: complimenti.
E me ne sono venuta a lavorare.

amarcord /2

Gita al mare, siam piccoli, camminiamo con mamma e papà sul pontile. Mia madre dice – mi raccomando non avvicinatevi al bordo che rischiate di cadere. Mio fratello si appiccica alla gonna di mia mamma. Io parto a razzo e comincio a camminare sul bordo come sul filo dell’equilibrista.

15/06/09

se questo è un uomo

ditemi!!!

che uomo può mai essere quell'uomo che ti supera in autostrada, e ti vede e ti fa tutti i gesti e i segni perché tu ti fermi all'autogrill. con tutta quella sequela di sorpassi e contro-sorpassi per affiancarti duemila volte facendoti il segno del bere il caffè. no! ditemi! che tipo di uomo può mai essere uno così.

che, se il mio fidanzato fa una cosa così con me, il mio fidanzato, se vedo che fa il cretino in autostrada coi sorpassi e contro-sorpassi e il segno del bere il caffè, porca madosca, vado a comprare una rivoltella e poi me lo inculo. (cit.)*

***

*plagio dall'Opera nr. 86. Opere complete di Learco Pignagnoli. Daniele Benati. Aliberti Editore

un tranquillo weekend di paura
(mica vero, era solo per fare il titolo figo)

Innanzi tutto è bene precisare che fatico a tenere i vestiti addosso che non è una cosa sessuale quella che sto scrivendo, è proprio una cosa da ustione di secondo grado. Fortuna che non prendo più il sole in topless da tanti anni sennò adesso non potrei neanche fare le robe (è una cosa sessuale quella che sto scrivendo, non c'entra con l'ustione).

Comunque, per andare nell'ordine giusto delle cose, io venerdì sera son andata a Bologna che c'era un reading di Ugo Cornia. Leggeva da E
uropeana di Ourednik e Sconclusione di Manganelli, libro esaurito ormai da anni (a proposito Viola, ti devo parlare). L'unica cosa che voglio dire di questa serata è che Ugo Cornia è un gran signore ed una persona speciale e che mi sono persa al ritorno che il navigatore non pigliava il satellite e così sono arrivata a casa alle tre.

Poi sabato sono stata in libreria e l'unica cosa che voglio dire è che il figo non c'era che è in ferie (ho chiesto). Altro non voglio dire, neanche sotto tortura. Lasciatemi in pace non vi ho fatto niente di male. Insomma. Basta. Non parlo.

Poi sabato sera c'era la festa a casa Splendidi ed io sono stata assunta in qualità di filippina e secondo me anche con un discreto successo. Comunque io sono disponibile anche per le feste di laurea, matrimoni, cresime - Trattative riservate. E di questa nottata non voglio dire altro se non: ragazzi!!! quei due lì lo sanno proprio come ci si diverte!!!

Poi il mare, l'ustione cose così che sapete ed ho già detto

13/06/09

Sono vittima delle dipendenze/9 (e qui finisco)

Epperò devo anche dire che non è che son gelosa delle mie dipendenze. Io c’ho le dipendenze e lo dico a tutti. Io non è che son lì che penso, petta che sta cosa la so io e non la dico a nessuno, no! Io ho la dipendenza e dico: petta che lo devono sapere tutti quanto è bravo questo signore qui e così faccio tanta pubblicità e poi faccio tanti regali e prestiti, in modo che tutti si innamorino come mi sono innamorata io perché se uno merita tutti devono saperlo.
In effetti questo atteggiamento mi ricorda quelli che regalano la dose davanti alle scuole. Però no. Vero?

12/06/09

Sono vittima delle dipendenze/8

Adesso dunque c’ho la dipendenza da Nori/Accalappiacani/Pignagnolisti e sto ricominciando a fare tutti quei ragionamenti che ho un sacco di libri in casa da leggere che mi paiono inutili se non sono loro. A differenza di Simenon (che è morto poverino) c’hanno anche l’aggravante che fanno le letture pubbliche dei loro scritti. E così nasce questa cosa che i loro libri son più belli se li ascolti letti da quei fantastici meravigliosi che non sono altro e cominci anche a macinarti dei chilometri per andarli a vedere. Quindi non solo, il dipendente vero, si organizza le sue serate letterarie in base a quello che può o non può leggere ma anche in base a dove questi geni si trovano se a distanza di 50/100 o 200 km.
Allora io lo so che faccio dei giri strani con la testa e dei volteggi e dei carpiati col doppio mortale dietro a queste cose che invece una dovrebbe prenderle alla leggera le sue passioni ma io non son capace non ci posso fare niente, io prendo seriamente tutto nella mia vita da sempre, anche la mia malattia mentale.

Sono vittima delle dipendenze/7

E’ inutile che uno mi prende in giro che sono innamorata di Nori. Io sono vittima delle dipendenze. Sono una donna debole e poi non è il problema di Nori che ha scritto parecchio ma insomma non è che ha pubblicato come Simenon e con Simenon è stata dura ve lo garantisco. Uscirne è stata durissima.
Il problema di Nori è che io ci avevo provato ed era andata male. Poi l’ho ascoltato e mi si è aperto un mondo, che io ho capito come leggerlo ed a quel punto ho cominciato a non capacitarmi di averci provato e che fosse andata male. Non mi capacitavo della mia incapacità. Il problema di Nori è che lui non è un uomo solo, lui ha L’accalappiacani. Il problema di Nori è che te compri Nori e poi anche L’Accalappiacani e scopri Learco Pignagnoli. Scopri i Pignagnolisti. Scopri chi scrive nell’accalappiacani che sono un numero vicino ai 20 e che non è che han scritto un libro solo e scopri che dopo loro ci sono i russi. Il problema di Paolo Nori che non è un problema di Paolo Nori ma è un problema di dipendenze mio è che io adesso non son capace di stare senza leggerli tutti loro. Ed allora è tutto un cercare chi sono, quanti sono, che hanno scritto, a chi si ispirano e tornare indietro fino ad averli letti tutti. Che hanno un modo di scrivere diverso da qualsiasi cosa voi abbiate letto, tant’è che creano dipendenza quindi probabilmente non è tutta colpa mia.

Sono vittima delle dipendenze/6

Il vero problema, se sei dipendente ed ormai ti mancano solo 10 Simenon e 3 Maigret, è che comincia a venirti il panico che dopo questi non ne hai più e devi aspettare che la Adelphi pubblichi prima di comprarti quelli nuovi. Allora ti prende l’ansia che stanno per finire e tu ti fai un altro ragionamento nella testa, un ragionamento che ha del malato secondo me che è quello che devi farli durare più a lungo perciò decidi che leggi un libro di altri, due Simenon, un libro di altri, due Simenon e un Maigret e via così. E se tu sei dipendente. Questo ragionamento ti sembra anche parecchio normale e logico. Ma se tu sei veramente dipendente. Te puoi leggere il meglio capolavoro scritto dal meglio scrittore del mondo che ti pare di buttare via il tuo tempo in attesa di leggerti il Simenon. Ti pare che tutto quello che leggi sia sciapo ed incolore se non è di Simenon. Ti pare un inutile sforzo letterario, se non è scritto esattamente come a te piace di leggere le parole una in fila all’altra come le scrive Simenon.
A quel punto ti rendi conto che c’è del malato in te. Lo sapevi già lo sospettavi ma mettersi a contare i libri ed a fare il ragionamento di non farli finire è una cosa da ricovero probabilmente. Ed allora però mentre sei ancora schiavo delle tue dipendenze c’è un momento che ti pare di fare un ragionamento da persona normale, in quel frangente in cui tu ti credi normale ti dici: ma perché io devo sacrificare le mie notti (che io leggo di notte) leggendo quello che non mi piace quando l’unica cosa che voglio fare al mondo è baciare i piedi a Simenon?
Quando ti dici così, assieme al fatto che ti dici anche, e chissenefrega quando li ho finiti ricomincio da capo. Ecco questo un po’ la dipendenza la fa passare che una si sente più calma di aver raggiunto questa consapevolezza meravigliosa che i libri si possono anche rileggere. Si sente più calma e si sente che forse il SERT l’ha scampato anche per questa volta.

Sono vittima delle dipendenze/5

Ma ancora la vera dipendenza, anche se può sembrarlo, non è comprarsi tutti i libri di Simenon anche se ne ha scritti più di 200 (e comunque pubblicati sono circa la metà) la vera dipendenza, ed adesso ve la spiego finalmente, è quando conti i tuoi Simenon e conti i tuoi Megretti. E scopri che di Megretti ce n’è in proporzione uno a quattro. E tu ami molto di più i roman-roman ma i Megretti sono un bellissimo divertissement. Ed allora tu conti i tuoi Simenon e conti i tuoi Megretti e decidi, a tavolino, che ogni quattro roman-roman di Simenon puoi leggerti un roman-maigret. Che già con questo volteggio di ragionamento secondo me ci sarebbe da preoccuparsi.
Epperò questo ragionamento, se sei dipendente, da solo non basta. Se sei dipendente te non riesci a leggere altro. Se sei dipendente e ti regalano dei libri o vai in giro e trovi l’ultimo di uno scrittore che ti piace e te lo compri poi quando arrivi a casa, se sei dipendente, a te pare di buttare via il tempo se non leggi Simenon.

Sono vittima delle dipendenze/4

Il vero problema è stato quando mi han regalato la camera azzurra di Simenon. lì secondo me ho dato proprio via di matto. Secondo me. Che Simenon, non so, forse è quello che ha scritto di più al mondo. Forse. E farsi venire la dipendenza di Simenon è un problema. Ve lo garantisco. Che io ho letto La camera azzurra e non avevo ancora capito che era una dipendenza vera ma mi era piaciuto tanto così ho preso Lettera al mio giudice, la verità su Bebe Donge insomma tre o quattro ma tre o quattro non è ancora dipendenza.
Dipendenza è quando ne sono stati pubblicati 80 e nel giro di 2 mesi li hai comprati tutti. La dipendenza è quando siccome non riesci a capire se te ne sta sfuggendo qualcuno scrivi alla Adelphi chiedendogli l’elenco (e loro te lo mandano). La dipendenza è quando ti mancano 11 Maigret vecchi che non riesci a trovare in giro e ti fa paura ordinarli 11 libri tutti insieme e finisci alla fiera del libro di Torino e per caso entri all’Adelphi e casualmente lì ci son tutti e puta caso trovi un addetto che ti pare un tipo intelligente e tu diventi battagliera e lo guardi decisa in faccia e gli dici:
se il signor Adelphi c’ha la villa con piscina, tutte le piastrelle del lato est sono mie.
Allora lui ti sorride e dice: vediamo come posso aiutarti.
E tu gli dici: mi mancano solo questi. Li ho tutti. Li ho letti tutti. Ma mi mancano questi 11 Megretti. Però non è giusto che me li fai pagare al prezzo di copertina, che sono a Torino, vengo da Padova, ho tutti i Simenon ho tutti i Megretti tranne questi 11 ed alla MEL mi fan lo sconto coi punti.
E l’addetto intelligente mi fa fatto uno scontone che ancora mi commuovo se ci penso. Che io non ci potevo fare del sesso con quell’addetto perché non eravamo sposati ma se avessi creduto nel sesso prima del matrimonio io avrei pensato che quello sconto era tipo una dichiarazione d’amore.

11/06/09

Sono vittima delle dipendenze/3

Poi dopo Andrea De Carlo ce ne son stati altri che mi piacevano tanto ma mica proprio dipendenze, la dipendenza è quando ti pare che non ce la fai a respirare se non hai un libro di quello che ti piace da leggere. Allora anche lì respirare respiri ma respiri infelice, se vogliamo metterla giù meglio. Potrei dire che mi ero infigata di Sandrone Dazieri più che altro mi piaceva un casino l’idea dell’alter ego, del Gorilla. Ma mica ha scritto tantissimo Dazieri eppoi era un amore per il personaggio più che per lo scrittore. Secondo me se cerco di fare un’analisi che è una confessione potrei dire Agota Kristoff che dopo la trilogia io non potevo fare a meno di lei ma anche lei, porca miseria, scrive un libro ogni 5 anni, uno fa fatica a starci dietro, alle dipendenze con una che scrive così poco. Direi che la seconda dipendenza seria dopo De Carlo è stata Amelie Nothomb. Che mi han regalato metafisica dei tubi ed anche lì… quella stessa settimana (che Amelie un libro lo leggi in una sera) ho comprato tutto quello che aveva scritto e poi ho ordinato quello che non ho trovato e poi appena esce un libro suo non aspetto un giorno per averlo. Però le dipendenze in questo modo qui passano. Cioè se devi aspettare un anno per leggere un libro la dipendenza passa. La dipendenza vera è quando tu hai 5, 10, 20 libri di uno scrittore da leggere e finito che hai di leggere il primo passi subito al secondo e poi avanti fino al decimo e poi a quello dopo e ti pare che la tua vita non abbia senso se non leggi il ventesimo. Se non leggi quello scrittore lì.

Sono vittima delle dipendenze/2

La prima dipendenza che ricordo è stata Andrea De Carlo. Adesso non mi venite a dire niente che avevo 20 anni a poi lui 20 anni fa scriveva da dipendenza e son questi ultimi 10 anni che si è perso, secondo me. Ma 20 anni fa io avevo comprato Arcodamore e l’avevo letto in 2 giorni e quel secondo giorno, quando l’ho finito, sono andata in libreria e me li son comprati tutti. E tutti li ho letti subito uno dopo l’altro e quando mi sono accorta che ero all’ultimo allora ho cominciato a leggere piano. Poi quando usciva un libro nuovo io dovevo averlo quel giorno lì magari provare a barare per averlo il giorno prima tipo che dicevo, in libreria, che dovevo partire per l’estero e quindi che non potevo essere il giorno dopo a ritirarlo se per favore me lo prendevano dagli scatoloni una copia solo per me che non lo dicevo a nessuno. Epperò le dipendenze così passano. Se devi aspettare che esce il libro in libreria la dipendenza, lei, se ne va.

Sono vittima delle dipendenze/1
(confessione breve in nove post)

Sono come quella zia di Cornia che dopo aver provato un farmaco per riposare che le aveva fatto fare un trip pazzesco diceva che perché era ormai vecchia sennò c’avrebbe pensato a drogarsi.
E così io anche sono vittima delle dipendenze.
Fumo per esempio. E bevo il vino per esempio. E metto l’olio bebigionson all’aloe vera dopo la doccia per esempio. O non son capace di vivere senza il burrocacao per esempio. Ma queste son dipendenze spicciole secondo me. Sono dipendenze da puaretti. Le dipendenze mie sono altre e non so, secondo me non è che son sbagliatissime e va tutto bene solo che mi accorgo che faccio dei giri strani con la testa, quando c’ho le dipendenze. Le dipendenze che c’ho io sono sugli scrittori e non c’è niente da ridere. O neanche da prenderle sotto gamba e dire eh! Che male c’è. No! È diverso secondo me perché quando c’ho la dipendenza da scrittore io faccio poi dei giri strani con la testa che mi fan anche preoccupare a volte.

10/06/09

uomini che odiano le donne

e bon.
l'ho visto ieri. i tre libri che ho peggio divorato da dicembre a gennaio (la trilogia Millenium che altro?) diventano film e ieri son andata a vedere il primo. Avevo parecchio paura che mi svilissero la bravura di Stieg Larsson ed invece dai, son stati abbastanza bravi. La storia c'è tutta e la tengon bene in piedi. Anche abbastanza trucida come doveva essere. Due o tre passaggi dove mi coprivo gli occhi con le mani che avevo paura di vedere cose brutte che se vedo cose brutte poi io me le sogno di notte (tenera pastorella insaid).

Poi come ogni regista che si rispetti le sue cazzate doveva pur farle sennò che gusto c'era. Tipo che nel film il protagonista è lui mentre nei libri è la tusa. Poi si capisce che cercano di menarla con la storia romantica tra Mikael e Lisbeth mentre nella realtà lui guzza in giro come un riccio basta che una gli dica "come hai detto che ti chiami?". Lei è fantastica ma stronza e bastarda ed invece te la fan vedere tutta tremolante che piange con la mamma e dice spesso grazie. Poi han tagliato tutta la parte finale di lei che la mette in quel posto al finanziere svedese e quello m'è spiaciuto parecchio.

Peccati veniali a parte andatelo a vedere perché al 90% il libro c'è tutto ed anche gli attori, ci stan bene come facce.

una volta

avevo un fidanzato che si accorgeva anche se cambiavo il colore del fard*, con lui dovevo sempre stare attenta a dire ah che bello quello, perché subito me lo comprava, mica che era ricco ma era generoso e mi voleva bene. Epperò io ho smesso subito di dire ah che bello quello perché a me non piace che uno si svena per me. Quell'uomo lì quando ho avuto un incidente ed ho distrutto la macchina nuova è venuto con me a cercarne una usata ed ha fatto il diavolo a quattro che comprassi la due cavalli. Io ho avuto una due cavalli del '66 e sono stata una stupida cretina a venderla.

La due cavalli andava al massimo a 90 all'ora. E però ai 90 orari non ti potevi neanche parlare dal rumore e quindi la velocità di crociera erano i 60. Ai sessanta all'ora ti sembrava di essere in vacanza anche se andavi a lavorare. Non si chiudevano le portiere, la serratura non funzionava perciò non ci potevo tenere nulla dentro e quindi la macchina era sempre bella pulita in ordine non come quel porcaio che c'ho dentro la Twingo adesso.

La due cavalli è uno stato mentale, al lavoro me la invidiavano tutti anche se tutti avevano le Volvo ed i BMW, tutti volevano venire in giro con la mia due cavalli. Che dietro si stava scomodissimi ma davanti il sedile era unito (il cambio era vicino al volante) e quindi potevi viaggiare tenendo il braccio sulla spalla del tuo compagno. Era bello.

La due cavalli è una macchina da fattoni perciò cascasse il mondo se c'era una pattuglia di vigili, carabinieri, polizia, gdf o pure gli ausiliari del traffico potevo star certa e scommetterci dei soldi che mi fermavano. Epperò io ero sempre tranquilla che ai 60 all'ora cosa posso mai fare di male per prendere una multa? E così mi fermavano, controllavano i documenti e le pupille e mi lasciavano andare.

Poco dopo averla comprata, d'estate, abbiamo arrotolato il tettuccio di tela e con la macchina completamente aperta siam andati a Lignano, al mare. Io guidavo e tenevo il braccio destro sulla spalla del mio fidanzato. Fumavamo le nostre sigarette e ridevamo molto. Le auto che ci sorpassavano ci suovanano allegre ed i bambini ci salutavano. Quando la macchina, dopo la sosta all'autogrill, non ripartiva (perché la mia due cavalli, col motore caldo, non ci piaceva di ripartire) quasi la gente si picchiava per aiutarci a spingerla. Era tutto un avete bisogno di una mano?

Io non me lo ricordo un periodo più bello di quello.

[questo ricordo lo devo a Paolo Nori, che con la sua due cavalli è andato fino a San Pietroburgo]

Brutta roba l’ignoransa

Quando al LitCamp ho assistito al reading di Paolo Nori c’erano con lui due belle donzelle e due bei donzelli. Uno dei donzelli è lo zio Bonino che non ha bisogno di presentazioni. L’altro donzello invece… mi viene un nervoso mi viene dall’ignoranza, un nervoso che non vi dico. Tanto nervoso. Un immenso nervoso che avevo davanti alla faccia Colagrande e non lo sapevo, io, stupida gnorante che non sono altro. Avevo Colagrande davanti alla faccia. L’uomo (bravissimo) che ha scritto Fìdeg ed io non solo non sapevo che era Colagrande, chi era Colagrande e che cavolo era questo Fìdeg che porca miseria di una porca miseria l’ignoranza è una roba brutta perché se io avessi saputo che davanti a me avevo l’uomo che ha scritto Fìdeg. Che davanti a me avevo l’immenso che ha scritto Fìdeg. Che davanti a me avevo quel genio pazzesco che ha scritto Fìdeg io, se lo sapevo, in ginocchio arrivavo fino a lui pregandolo, con la testa china che occhi così ignoranti non meritano di guardare cotanto genio, ecco, con la testa china ed il libro tra le mani gli chiedevo: mi ci fai la dedica? E se lui mi domandava a chi. Io gli dicevo: a quella cretina della Sid. Che non sapeva che ti aveva davanti ed invece aveva davanti il genio che ha scritto Fìdeg.

Che
Fìdeg non posso dirvelo di cosa parla perché parla di tutto e non parla di nulla. Parla di scrittura, di autori, di Garibaldi e di paesi e di gente, di riviste e di libri, di Emilia e di Ale, e ancora di niente e di tutto e ci son dei pezzi che non riuscivo a leggerli che avevo le lacrime agli occhi dalle risate capite? Che ci son dei pezzi che riesci proprio a vedere la scena lì davanti ai tuoi occhi perché lui te la sta descrivendo perfetta e sei in un aeroporto in mezzo alla gente e ti vien da piangere dalle risate. Che Fìdeg non è un libro comico mi raccomando (che io li odio i libri comici) però ci son dei pezzi che una si cappotta dalle risate. (Ignorante che non sono altro porca miseria).

Ora mi aspetta solo di scoprire chi erano le due donzelle per comprare i libri che han scritto loro e scoprire che anche loro sono due geni e così mi maledico definitivamente.

09/06/09

è fatta

casa venduta.
firmato il preliminare.
entro dicembre ciao ciao casetta.

tra le cose belle segnalo che ho pigliato la caparra.
ora con tutti 'sti soldi nel conto corrente devo tassativamente impedirmi di entrare in libreria.

tra le cose brutte c'è che non ho la più pallida idea di dove andrò a posare le mie regali chiappette da dicembre in poi.

è solo uno stato mentale

quando passeggiavo per El Raval che tanto avevamo amato e che mi era completamente irriconoscibile gli ho mandato un sms. diceva più o meno quello che ho appena scritto: sono a Barcellona. sono al Raval. non lo riconosceresti. l'abbiamo così amato ed adesso è tutta un altra cosa. mi ha risposto chiedendomi cos'era, El Raval.

ed io che mi stavo struggendo di ricordi ho realizzato che le persone hanno veramente un diverso modo di ricordare le cose. io per esempio sono una che ricorda solo le cose belle. il tempo tende a lenire i miei brutti pensieri. di quel rapporto ricordo solo i viaggi e le gioie ed i sorrisi e l'intesa e i progetti. ma il fatto che quando siamo stati a Barcellona noi eravamo sempre al Raval perché ci piaceva tanto, sto cazzo di Raval, non era, credevo, uno stato mentale.

invece no!

era tanto che non andavo al cinema...

così la scorsa settimana ho visto Angeli e Demoni.
e forse era meglio che continuavo a non andarci.

eppoi volevo dirvi che io da piccola cinema dicevo cimena!

e il pattume lo chiamavo bunte.

The woman in red purple

Anni fa, per fare il cameriere dovevi farti una serie di esami tra cui la schermografia (ai palmoni). Che è una specie di radiografia. Cioè, funziona come le radiografie ma l’hanno chiamata diversa. Non saprei. Forse non è una radiografia allora. mah! È un mistero. Tipo i cerchi nel grano suppongo…
Comunque!
Dico: mamma vado a fare la schermografia ai palmoni. Risponde: se non indossi oggetti metallici hai il duplice vantaggio di passare il check-in all’aeroporto e anche tenere la maglietta durante l’esame. Commento: fico!
Allora vado e prima di me c’era una vecchia. Non nel senso offensivo del termine, ma proprio nel senso effettivo. C’avrà avuto novant’anni ed indossava la sua bella gonnella ornata di bianca canottiera, la prova-provata che si, puoi fare la schermografia anche da vestita.
E’ il mio turno ed il dottore mi fa: si spogli e si metta là. Io, che di spogliarmi e fare duecento chilometri di vergogna avevo già dato, rimango con la mia bella t-shirt bianca e mi posiziono. Lui alza gli occhi e dice, anche la maglietta. Io, che son donna adulta e so come tenere testa a chi mi vuole indebitamente vedere le tette, sono riuscita a partorire questa maturissima frase: la mia mamma ha detto che posso tenerla. (se gliele facevo vedere mi vergognavo di meno).

08/06/09

I figli degli amici

I figli degli amici sono dei gran fighi. Essi sono pieni di interessi e di curiosità. Tant’è che studiano musica (uno per esempio è in grado di suonare Smoke on the Water al violoncello) ma pure si esercitano tre ore al giorno tutti i giorni in ginnastica artistica. La ginnastica artistica è quella cosa degli anelli di Jury Chechi o delle parallele o del volteggio insomma avete capito quale ginnastica no? L’artistica Steek Hutsy.

I figli degli amici sono biondi, hanno gli occhi limpidi e bellissimi ed un sorriso che toglie il fiato. I figli degli amici sono alla mano e piacevoli e divertenti e tanto affabili nel modo che hanno di porsi agli amici dei loro genitori. I figli degli amici han fatto il saggio di ginnastica artistica sabato, e voi potete anche non crederci ma è la verità perché l’ho visto io con i miei occhi che quei due un minuto prima sono normali, un minuto dopo c’hanno una bestia tipo una tartaruga che gli compare sulla pancia che è la tartaruga più tartaruga del mondo in quei corpi asciuttissimi e senza un filo di grasso la tartaruga si vede bene che quasi è lì che ti fa ciao ciao con la manina, la tartaruga.

I figli degli amici quando finiscono il saggio e ti vengono a salutare con gli occhi felici e la bocca allegra te non puoi resistere dal toccargli la pancia e loro son lì normali che parlano tranquilli e non se lo aspettano che tu infili il dito indice in corrispondenza dell’ombelico e questo (il dito), invece di sprofondare come nel burro come mi capita a me tutti i giorni, questo dito viene respinto da una placca di metallo che tu gli domandi ma che cavolo hai sulla pancia ti sei messo il paracolpi e invece lui si alza la maglietta e c’è solo la pelle. C’è la pelle e sotto la pelle il tartarugone che è fatto di ferro quel tartarugone lì.

I figli degli amici c’hanno un fisico che glielo invidiano tutti. Anche gli animali. Cani e porci inclusi. Epperò non se la tirano e sono gentili e belli. Belli tutti e due con quegli occhi limpidi ed il sorriso grande e l’amore per la musica ed il tartarugone sulla pancia.

Però… hanno un grande difetto i figli degli amici. Un grande grandissimo enorme pazzesco difetto i figli degli amici. Un difetto insormontabile. Una tara. Una catastrofe. Una cosa tremenda c’hanno i figli degli amici. Che uno ha quasi 12 anni e l’altro ne ha 9. Non so! Ditemi voi se non è una tragedia questa. (LOL)

Om! Om! Om!

Che è fantastico, a 10km esatti dall’aeroporto trovarsi fermi per un'ora per un incidente, chiamare il capo e dirgli, impanicata, cazzo forse lo perdo cazzo forse lo perdo cazzo forse lo perdo e sentirsi chiedere hai fatto l’autostrada o la statale. Io ho fatto la statale perciò così con la faccia a forma di punto di domanda che non capivo ma presagendo già il cazziatone ho risposto la statale. E lui con fare altamente accusatorio stronzistico: Ovvio dovevi fare l’autostrada!
Ovvio. Ovvio. Ovvio!!!
Cavolo come avevo potuto dimenticare l’incidente serale sulla statale? Eppure c’è la replica giornaliera e la pomeridiana al sabato. Diciamocelo che sono andata in cerca di perderlo quel cavolo di aereo. Che dopo che uno mi dice ovvio io avrei solo voglia di voltare il culo e tornarmene a casa mia.

05/06/09

esercitazione tecnica

Data una torta per 10 persone al triplo cioccolato lasciata libera di pascolare sul tavolo della cucina.
Dati tre (3) giorni di assenza.
Data infine una temperatura media di 30°.

Che tipo di coltura batterica verrà a prodursi sul suddetto triplo cioccolato?
Con o senza formiche?
Posso mangiarne una fetta quando arrivo a casa?

04/06/09

ritiro tutto

Barcellona è sempre la solita fantastica meravigliosa divertente casinara soleggiata goduriosa piaciona incasinata artistica modernista gaudista mangiona sbevacchiona colorata calda vivace catalana montagneriana mironiana picassiana montalbaniana bartlettiana beissima città di sempre. Ed all'idea che adesso mi devo chiudere in un albergo con una trentina di uomini noiosi ecco... mi viene da sentirmi male e dirgli che proprio non ce la faccio a raggiungerli. eh? faccio così? :)

amarcord

El Raval è un quartiere della Ciutat Viela, la città vecchia di Barcellona. Cinque anni fa, quando c'ho messo piede l'ultima volta l'avevo adorato questo posto, mi sembrava così vero e così diverso da tutto quel turismo che si respirava poche vie più in giù. Stare al Raval in pieno agosto significava vivere la vita della Barcellona vera. Quella della sua gente, con i suoi ristoranti, con le sue particolarità.

Oggi ho avuto paura ad uscire dall'albergo e soprattutto ho temuto al mio rientro. Anche la Rambla è tutto un venditore di birra che ti blocca, per strada, con degli Ola Guapa che magari, di giorno ti fan anche sorridere ma, di notte, da sola, insomma ti fan passare l'estro. Ci sono prostitute dappertutto. Ovunque. Stavo rientrando per Piazza Catalunya ed ho assistito ad una rissa fra donne. Le facce son brutte, tristaiole, anche quelle dei turisti.

Sembrano spariti i mendicanti che cinque anni fa mi ricordavo copiosi e sono stati sostituiti da una categoria molto più invadente. Talmente invadente che camminare per strada non ti senti bene per niente. no no.

Guardo Barcellona che tanto amo
e non la riconosco.

(Comunque domattina, alla luce del sole, ci riprovo.)

Buona notte.

campanilismo mediterraneo

non per ribadire l'ovvio ma l'unico che sorride gentile e parla con tutti è lo steward spagnolo che le hostess inglesi sembra che c'hanno un bastone infilato nel nr. 2

03/06/09

Le storie di mia zia (e altri parenti)

lo sto ancora leggendo, l'ho iniziato solo ieri sera ma mi piace subito dire che è ... delizioso. ho deciso di acquistarlo dopo aver sentito l'autore leggerne qualche brano ad un reading per "Chiasso letteraria" e dire che ne sono stata "folgorata" è, credo, limitativo, dato che ho comprato quasi tutto quello che ha scritto e che sono riuscita a trovare in libreria.


Come dicevo il libro l'ho iniziato da poco ma lo trovo geniale! Acuto per moltissimi versi, tenero per altri. La sua bravura, tra l'altro è di aver raccolto queste 100 piccole storie famigliari e di averle ordinate nel tempo. Leggendole quindi si ripercorre la vita di una famiglia nelle sue ultime tre generazioni. L'altra cosa che mi ha colpito particolarmente è che molte storie, sarà che anche la mia famiglia è originaria di quelle parti, somigliano a quelle mie, a certi pensieri, certi ricordi. Come ho detto lo sto ancora leggendo ma io, per quel che vale (e secondo me vale che c'ho buon gusto) lo consiglio proprio.

02/06/09

monotematica /11

Ciò che più conta nella vita è il dolore che cagioniamo. La più ingegnosa metafisica non giustifica l'uomo che ha straziato il cuore che l'amava.

Benjamin Constant, Adolphe

01/06/09

monotematica /10

Io come scuola superiore ho fatto l’istituto tecnico Macedonio Melloni e una volta, ero in quarta, la mia professoressa d’italiano ha dato un tema. Se un vostro amico fosse un brigatista, voi lo denuncereste?
In tutti gi anni di scuola, elementare, media, superiore, quella è stata l’unica volta che ho preso un’insufficienza in un tema.

Paolo Nori. Mi compro una Gilera.

monotematica /9

Adesso questa cosa che dico anche quella l’ho messa dentro un romanzo mi dovrei forse scusare, solo che quel romanzo lì non l’ha letto nessuno, l’ha pubblicato un editore che a parlargli dei distributori lui pensava alla benzina, adesso io posso anche scusarmi, se volete mi scuso, però tanto non l’avete letto, no ma posso anche scusarmi, mi scuso, scusate, però tanto non l’avete letto, comunque scusate.

Paolo Nori. Mi compro una Gilera.

buon vicinato

Ma… io mi domando e dico… come si fa a comportarsi in sto modo qui.

Esco di casa questa mattina e trovo lo specchietto sinistro della mia auto completamente divelto. Sostituirlo mi costerà 70 euro ed io vorrei capire come sia possibile che per 70 euro la persona che ha fatto questo danno non si sia fermata a mettere un bigliettino. La via dove abito è solo residenziale e non ci sono negozi. Chi ha fatto questo o è un mio vicino o è un parente/amico di un mio vicino. Ciò nonostante ha ritenuto corretto scappare e nascondersi.

Poi, come se non bastasse… con un parcheggio a disposizione completamente vuoto, una bellissima mini BMW era parcheggiata nell’unico posto handicappati disponibile… ovviamente perché è il più comodo.

Incivili!

(e questo era il mio 200esimo post!)