07/05/09

Quando nel mondo appare un vero genio, lo si riconosce dal fatto che tutti gli idioti fanno banda contro di lui
(Johnatan Swift)

Questa è la frase cardine del libro ("Una banda di idioti" di John Kennedy Toole) che è anche il lait-motiv della vita del protagonista Ignatius Reilly, un ciccione svogliato e pretenzioso, con problemi alla valvola pilorica che lo costringono a continui rutti e flautulenze, impegnato costantemente a mangiare, farsi il bagno, dedicarsi all’onanismo più selvaggio, a scrivere pagine e pagine di quello che sarà il capolavoro del secolo e, soprattutto, avverso al sistema americano dell’epoca per lui totalmente privo di “geometria e teologia”.
Avevo deciso di acquistarlo dopo aver letto una grandiosa recensione su Anobii scritta da Gesù. Ed in generale dopo aver scoperto che il libro, uscito postumo nel 80, ha ottenuto il Pulitzer nel 81. la pubblicazione del manoscritto si deve alla madre che con insistenza e pervicacia riuscì a farlo leggere a Walker Percy.
La cosa più interessante credo sia il parallelismo fra lo scrittore ed il protagonista e che Toole sia riuscito a creare questo mondo parallelo popolato da gente allucinante contro cui Ignatius combatte ogni giorno essendo fermamente convinto della sua genialità e dell’altrui dissolutezza.
Lo scrittore si suicidò trentaduenne nel 1969, dopo aver ricevuto il rifiuto alla pubblicazione di quello che riteneva un capolavoro.
Questo libro è completamente diverso da qualsiasi cosa io abbia mai letto prima. Ignatius è l’uomo più odioso e repellente dell’universo eppure, in questa lotta globale contro tutto e tutti non puoi fare a meno di affezionartici. E, soprattutto, alla fine ti domandi che ne sarà di lui e della sovversiva sessuale Myrna, della mamma in scarpe da bowling e di Santa Battaglia, dello sfigato Mancuso o del nuovo schiavo Jones, della rincoglionita Trixie o del pappagallo da spogliarello.
Personalmente mi mancheranno parecchio…

5 commenti:

Bugaz ha detto...

Credo sia piu' interessante la storia che c'e' dietro a questo libro che il romanzo in se'.

Lo stile non mi era piaciuto, sembrava appositamente lento come lento e indolente e' Ignatius.

Ma a me i romanzi unanimemente conosciuti come capolavori non piacciono quasi mai, quindi non faccio testo.

Unknown ha detto...

@bugaz:
concordo con te con lo stile. tant'è che diversamente dal solito ci ho messo un sacco a leggerlo. però, alla fine, mi è rimasto il sapore di aver letto una cosa bella ed intelligente ed effettivamente i personaggi quelli sono unici e ti entrano dentro. (a me)

Anonimo ha detto...

Romanzi. Tutti pensano di poterne scrivere uno. Nessuno se ne fotte del fatto che nessuno lo leggerà.

OneNightInPoang ha detto...

3 cose:
1) come al solito mi hai incuriosito e adesso mi ronza in testa questo libro e vorrei leggerlo e sta già risalendo la coda dei libri in attesa.
2) non conoscevo aNobii, ora mi iscrivo, bello.
3) the last but not the least: GRAZIE per avermi consigliato la Trilogia della città di K. GRAZIE davvero. Libro meraviglioso.
Per alcune cose mi ha catapultato nelle atmosfere da realismo magico del maestro e Margherita... ma è riduttivo catalogarlo... è semplicemente un capolavoro.

Unknown ha detto...

@scritti:
hai ragione. in effetti hai proprio ragione. JKToole però aveva evidenti problemi personali per essere arrivato al suicidio per questo motivo. e se leggi il libro in qualche modo lo capisci.

@OneNight:
grazie! grazie! grazie!
non sai quanto felice mi fa questo tuo commento. Trilogia della città di K è veramente un capolavoro ed è pazzesco. quel libro è tagliente e durissimo. quella donna è pazzesca. Ah, lei ha scritto pochissimo ma tutto quello che ha scritto è degno di essere letto. Nulla al mondo è come la Trilogia ma comunque lei è una scrittrice meravigliosa.