se ne parlava oggi, con Andrea che, in qualche modo, Pigmeo, il nuovo libro di Chuck Palahniuk, ricorda molto uno dei loro esperimenti. nello specifico quello di sostituire le parole di una frase con la loro definizione da vocabolario. non è proprio così che succede in Pigmeo ma l'idea, forse un poco l'ha mutuata da loro. Per esempio, nel libro, la parola -adesso- viene tradotta con -prossimo ora-, la parola -dopo- con -prossimo poi-. Leggere in questo modo richiede una attenzione totale, una sorta di dedizione. Distrarsi, saltare una riga equivale a non capire più nulla di quello che viene dopo. Nell'ottica di questa scoperta il libro è più interessante ad ogni pagina. Prossimo poi vi dirò meglio.
Giuseppe Verdi
5 ore fa
14 commenti:
Palahniuk sta avendo una involuzione creativa micidiale negli ultimi romanzi, da come la presenti sembra una conferma, queste robe mi sembrano virtuosismi formali che coprono di solito povertà di contenuti (a quando un libro dove bisogna scambiare la prima parola di ogni frase con l'ultima?). Ma non l'ho letto, quindi attendo fiducioso e speranzoso di essere smentito :)
prossimo poi o prossimo adesso ama il prossimo tuo
Allora aspetto il tuo commento perché questo libro mi incuriosisce e al tempo stesso mi lascia perplessa, senza motivo preciso in realtà ma solo a sensazione.
@gary:
no. mi spiace d'aver dato questa impressione perché non è quello che ho pensato io. è effettivamente un libro molto difficile al primo approccio ma mi piace molto questa cosa che per leggerlo ti ci devi dedicare completamente (ed è una cosa rara) e poi sono arrivata a ragionare che, secondo me, tra un po' non sarà più un peso questa lettura ma in qualche modo, io comincierò a ragionare come il protagonista trovando naturale la sua generazione di pensieri. insomma... intrigante un bel po' sai gary. non escluderlo. io son contenta. è durissimo ma sono molto contenta.
@paopasc:
e così sia! :D
@mastra:
guarda... più vado avanti più mi acchiappa e più trovo l'idea geniale. e più penso che solo un genio poteva inventarsi una lingua nuova che fosse gestibile e plausibile. me piasce.
La letteratura definizionale è come dice Gary, un artificio che diverte chi lo scrive molto più di chi lo legge ma Sidgi non dice che la scrittura dell'ultimo libro di Palahniuk è uguale, dice che la ricorda in qualche modo, e anche per me è così, senza essere una cosa così algida e sterile. Il giochino oulipoiano consiste nel ripetere l'operazione più volte in modo da rendere del tutto irraggiungibile il significato della frase originale, qui un meccanismo solo analogo viene applicato, una volta sola, per creare una lingua (e quindi un modo di pensare) esclusiva dell'io narrante, è il flusso di coscienza di una coscienza in qualche aliena/alienata e al lettore è richiesto in primo luogo di entrarci in sintonia, di condividerne sintassi e vocabolario, solo a quel punto può seguire davvero quello che succede dentro e fuori dal protagonista. Ovviamente, alla fine della storia, la cosa davvero importante, deve essere quello che succede dentro e fuori dal protagonista e non solo quello che tocca fare al lettore per capirlo :)
andrea mi fa paura.
Attirato dalla copertina di Gang Bang ho messo il Palahniuk nella mia wishlist della feltrinelli.it
Trovo bello anche il nome Palahniuk.
Adesso mi hai fatto venire voglia di passare ai contenuti.
PS: posto qui perche mi piace stare tra i commentatori fichi
@Sid e Andrea: a questo punto la curiosita' mi e' venuta .. e' solo che temo nella letteratura la stessa deriva dell'arte contemporanea, con il mezzo che sostituisca l'opera .. non vorrei trovarmi dei volumi in cui leggi "Manzoni" apri e ti trovi la merda d'artista (quella di Piero e non quella di Alessandro) :)
@chiaratiz ma com'è che voi donne mi dite sempre tutte la stessa cosa? ;)
@Gary Coopo aaaaaargh! no, parlar male di pietro manzoni nooooo, ti prego!
Il discorso "artificio male, no!, artificio bene!", secondo me ha poco senso: tutta la letteratura è "artifiZio".
Si può discutere di quando l'artificio diventa troppo protagonista, non funzionale alla comunicazione, ma autorappresentativo, magari mezzo per nascondere mancanza di idee.
Ma diventa complesso... non so, Arbasino, scrittore contemporaneo (sulla scia di gadda), ha scritto un libro in cui le note diventano la parte preponderante del testo, tanto da divenire IL testo... io lo trovo geniale, divertente, paradossale, e la critica letteraria è d'accordo con me.
Ma molti lo trovano noioso e borioso.
Vall'a sapé.
no andrea non parlo male di manzoni, ma uno e' piu' che sufficiente volevo dire, un po' come Fontana, cioe' artista, sei stato il primo, bravo! medaglia, pero' poi basta.. insomma non vorrei vivere in mondo in cui in ogni libro c'e' uno squarcio da cui filtra un olezzo inconfondibile :)
cara sid, caro andrea, cari tutti, io ve lo ripeto: voi mi ci avete una responsabilità. quello che leggo qui io poi lo uso in libreria. ovviamente con la premessa: lettori di cui mi fido molto mi dicono... (non è che rubo io!)
quindi statemi attenti!
boh.
@Viola tu sei deliziosa, guarda però che la Sid mica l'ha ancora finito (e quindi non lo sa bene se quello che succede dentro e fuori dal protagonista vale la pena) e io neanche l'ho cominciato (che mi sono solo ingegnato a capire come funzionava, che il libro lo stava leggendo Sid, mica io) però la Sid tu continua a tenerla d'occhio che anche io ho capito che coi libri quella in genere ci azzecca.
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