che ci si abitua anche a stare male e lo stare male diventa talmente familiare che quando finisce ti manca lo stare male. un po' ti spiace. che è finito. io forse ho pianto di più alla fine dei miei grandi dolori che mentre avvenivano.
Un complimento
1 giorno fa
6 commenti:
Ero stato via da Delhi per quasi un anno e il vecchio gioielliere di Sundar Nagar, che trovai ad infilare una collana di profumatissimi fiori di gelsomino da mettere all'immagine di Krishna, quando entrai nel suo negozio mi chiese che cosa era successo. «Sono stato a giro per ospedali. Ho il cancro», mi venne da dirgli, come non avrei fatto con nessun altro.
«Deve essere stato il periodo più divino della sua vita», ribatté quello con assoluta naturalezza. Sì, lo era stato. Ma lui, come faceva a saperlo? «Non conosce la storia del musulmano che, cacciato dalla moschea, ruzzola giù per la scalinata?» «No, non la conosco». «A ogni scalino in cui picchiava sentiva male; soffriva e così pensava a Dio. Ma quando finalmente arrivò in fondo gli dispiacque che non ci fossero più scalini. Immagino che le sia successo lo stesso».
Tiziano Terzani (1938 - 2004)
@anonimo:
grazie! è una bellissima citazione.
chi sei?
Per carita, sei anche caruccia. ma co'sti occhiali me risplendi de luce sa!
Il terreno del dolore finisce per esserci così familiare, conosciuto, che quando lo calpestiamo ci sentiamo più a nostro agio, è casa e cosa nostra.
Se non lo sentiamo, ne proviamo nostalgia ma forse solo perché l'angolo della serenità diventa quello ignoto, quello mai sicuro, quello che ora c'è eppoi non si sa.
Paradossalmente sul dolore ci possiamo sempre contare, sulla felicità no.
Se provassimo a invertire il concetto?
(nonostante nutra un grande rispetto, anche amore va, per Terzani)
Bella considerazione.
In effetti spesso è così... perché quando soffri sei anche costretto a volerti bene, per sopravvivere.
Quando smetti di soffrire ti amnca quel rapporto privilegiato con te stesso.
Vabbe', per me è così...
Dai un'occhiata a queste vecchie parole.
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