a loro vorrei dire che mi paiono leggermente sopravvalutati. Non discuto la capacità di scrittura né la critica onesta alla società dell’epoca che son sempre meritevoli di lode. Ma allora uno scrive un saggio, non intitola il romanzo “omicidio al savoy” e non intavola una caccia all’assassino. Perché se lo fa non è accettabile che a dieci pagine dal termine si trovi un indizio che indichi il nome e cognome dell’assassino. Che, dunque, senza quell’oggetto, non sarebbe mai stato catturato. Perché allora uno se lo domanda… dove sta il giallo? Dov’è il lavoro del lettore in tutto questo? Bah!
15 novembre – Milano
11 ore fa
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